Accordo TTIP: confermati i timori di un'eliminazione degli standard UE di tutela per i consumatoriDa luglio 2013 Unione Europea e USA stanno trattando „a porte chiuse“ i termini del Trattato transatlantico sul libero commercio e i servizi finanziari, noto come TTIP. I testi diffusi ora da Greenpeace indicano chiaramente che gli Stati Uniti vogliono ammorbidire la valutazione di rischio (dei prodotti) e indebolire in tal modo il principio di „precauzione“ previsto a livello europeo. Vengono in tal modo confermati i timori già espressi in passato anche dal Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU), che i partner dell'accordo vogliano anteporre gli interessi dell'economia e della crescita a quelli della sostenibilità e della tutela del consumatore. Accanto al settore alimentare, nell'accordo TTIP vengono trattati tutta una serie di altri settori consumeristici che possiamo definire„sensibili“. Motivo per il quale dovrebbe trovare prevalenza l'assoluta trasparenza delle informazioni circa i dettagli dell'accordo. Tutti questi settori sono di alto interesse pubblico e dovrebbero quindi poter essere discussi anche pubblicamente e non in segreto! Nei testi menzionati si rimanda sempre al cosiddetto principio scientifico. Con ciò si potrebbe affermare l'impostazione americana, secondo la quale ciò che non sia ancora dimostrabile in maniera definitiva come „scientifico“ va visto e considerato come una inutile barriera al libero scambio di beni e servizi. È completamente sbagliato interpretare il termine “principio scientifico” nel senso di “ricerca scientifica indipendente”. Ad esempio, nell'ambito delle piante geneticamente modificate, i lavori di ricerca promanano quasi sempre dall'industria. Controlli indipendenti mancano del tutto! Si tratta di sviluppare nuove tecnologie soprattutto nella coltivazione di piante e nell'allevamento di animali, per poi introdurle nei mercati. Il principio di precauzione previsto a livello europeo diviene pertanto, (agli occhi degli americani) un impedimento fastidioso. Altrettanto poco comprensibile è anche il fatto che i rappresentanti politici in Europa non decidano di opporsi efficacemente alla riduzione degli standard, quali ad esempio quelli delle indicazioni geografiche protette nel settore agro-alimentare, ma lo facciano solo a parole. L'opinione del direttore del CTCU, Walther Andreaus a riguardo: „L'Europa non può sottoscrivere un simile accordo, sulla base di tali premesse. Cittadini e consumatori europei devono poter decidere a casa propria, ciò che essi vogliono e cosa no. E soprattutto devono poter sapere cosa si nasconda nel cibo che mangiano. Le decisioni non possono venir prese nelle stanze segrete dei potentati economici; questioni cardine dello stato di diritto e della democrazia non possono rimanere escluse.“ Comunicato stampa Bolzano, 02/05/2016 |
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