Il CTCU testa per la prima volta la “cicoria” selvatica
Nessuno sforamento di valori


Le foglie del dente di leone, noto anche come “cicoria” o “radicchio di campo”, hanno benefici effetti per la salute e l'organismo umano. Il Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) si era posto il problema se la cicoria selvatica risultasse o meno contaminata da residui nocivi per la salute umana, ed ha fatto così eseguire delle analisi in laboratorio.

Nello specifico, a marzo ed aprile scorsi, il CTCU ha fatto analizzare in laboratorio della cicoria raccolta in luoghi diversi – un meleto, un vigneto, un prato, un'azienda agricola biologica - nei dintorni di Bolzano e nella Bassa Atesina. I campioni raccolti non hanno mostrato residui di sostanze fitosanitarie, ed anche il contenuto di metalli pesanti è risultato inferiore ai limiti previsti per analoghi tipi di erbe e verdure.

I risultati nel dettaglio

Il laboratorio ha analizzato i campioni di cicoria in relazione a 240 tipi di fitosanitari e al contenuto di metalli pesanti (piombo, cadmio, rame), nonché di nitrato. Siccome per le piante selvatiche, quali il dente di leone, non esistono valori limite di legge, per la valutazione si è fatto riferimento ai valori limite previsti per verdure in foglia ed erbette fresche (secondo i regolamenti UE 1881/2006 e 1258/2001 e la direttiva 2009/37/CE). I contenuti di metalli pesanti sono risultati limitati e di scarsa rilevanza, poiché tutti i campioni mostravano anche residui di terreno.
La buona notizia: in nessun campione sono stati riscontrati residui di sostanze fitosanitarie; i valori sono risultati al di sotto del limite di quantificazione rilevante.
Anche il contenuto di piombo è risultato inferiore al valore “limite” di 0,30 mg/kg (utilizzato per le verdure in foglia). Il contenuto più alto di piombo è stato riscontrato nel campione raccolto nel meleto, mentre quello più basso è stato riscontrato nel campione dell'azienda biologica e nel prato verde (ambedue 0,06 mg/kg).
Il contenuto di cadmio in tutti i campioni è stato di molto inferiore al “limite” di 0,20 mg/kg (verdure in foglia ed erbette fresche), facendo registrare un contenuto al di sotto di 0,04 mg/kg. I contenuti più bassi, anche in questo caso, sono stati quelli dell'azienda biologica e del prato incolto (ambedue 0,02 mg/kg).
Il contenuto di rame in tutti i campioni è risultato inferiore al valore “limite” di 20 mg/kg (utilizzato per erbette fresche e spinaci). Il valore più alto di 4,79 mg/kg è stato registrato nel campione del vigneto, quello più basso, con 1,15 mg/kg, in quello dell'azienda biologica. Questo potrebbe essere dovuto all'impiego di composti di rame come fitosanitario nella viticoltura.
Grandi differenze si sono riscontrate, invece, riguardo al contenuto di nitrati. I valori di questa sostanza andavano dagli 81 mg/kg (vigneto) ai 934 mg/kg (azienda biologica), e la quantità rilevata potrebbe dipendere dal momento in cui il campione è stato raccolto. Il nitrato di per sè non è ritenuto nocivo per la salute umana, ma tramite l'operato di batteri (ad esempio, quelli presenti nello stomaco) può essere in parte trasformato in nitrito, e questo a sua volta, con l'aggiunta di composti proteici, creare nitrosammine, che sono cancerogene.
Inoltre, il nitrito nei lattanti può inibire la circolazione dell'ossigeno nel sangue a causa di una reazione chimica con l'emoglobina. La verdura in foglie, come lattuga, spinaci, coste, rucola e appunto la cicoria fanno parte delle verdure che immagazzinano nitrato. In particolare la rucola mostra dei contentati di nitrato molto alti, spesso superiori ai 3.000 mg/kg. Per la rucola, nella stagione calda, è previsto un limite di 6.000 mg/kg, per gli spinaci freschi di 3.500 mg/kg. Rispetto a tali limiti, tutti i campioni di cicoria hanno mostrato un contenuto medio-basso.

I consigli per la raccolta e la preparazione della cicoria

A causa del campione ristretto analizzato, non è possibile trarre delle conclusioni valide per tutto il territorio provinciale. Ecco i consigli del CTCU per chi ama raccogliere e mangiare la cicoria:
  • evitare i prati fortemente concimati oppure di intenso utilizzo agricolo, poiché in questi la cicoria immagazzina molti nitrati, e potrebbe risultare più contaminata dai metalli pesanti. Anche le zone vicino a tratti di strada molto trafficati, oppure i luoghi frequentati dai cani (passeggiate, parchi) sarebbero da evitare.
  • La cicoria andrebbe raccolta preferibilmente nel pomeriggio o verso sera, in giornate molto soleggiate. Grazie alla luce del sole, durante il giorno si riduce il contenuto di nitrati.
  • Allontanando le foglie esterne e la parte inferiore degli steli si ottiene un'ulteriore riduzione dei nitrati.
  • Le foglie del dente di leone possono essere raccolte da primavera fino all'autunno, ma le foglie più giovani risultano più tenere e meno amare delle foglie più vecchie.
  • Le foglie possono essere preparate ed usate similmente agli spinaci o a alla rucola. Per raccoglierle, le foglie vanno tagliate al di sotto della rosetta, lavate a fondo e poi sminuzzate.
  • Si possono utilizzare per preparare gustose insalate; il sapore amarognolo può essere mitigato dalla combinazione con patate cotte o uova sode.

Informazioni utili sul dente di leone

Il dente di leone (taraxacum officinale) è molto diffuso come pianta, e cresce in particolare su prati ad alto contenuto di nutrienti, nonché vicino ai sentieri. Sono tipiche per il dente di leone la rosetta di foglie verde-scura, con le foglie oblunghe e fortemente lobate, il gambo alto (che i bambini amano usare quale strumento a fiato), il lattice bianco ed il fiore giallo-oro, che poi si trasforma nel ben noto “soffione”.

Già nel medioevo il dente di leone era noto come erba officinale. Le sue foglie contengono alcaloidi, nonché notevoli concentrazioni di potassio e vitamina C. Gli alcaloidi stimolano l'appetito, aiutano la digestione e stimolano la produzione di bile, e l'alto contenuto di potassio sostiene la diuresi. Ad essere utilizzate maggiormente sono le foglie, ma lo sono anche i fiori e le radici. La radice essiccata può anche essere tostata e macinata, ed usata quale surrogato del caffè.

Comunicato stampa
Bolzano, 10/05/2016