Scandalo alimentare:

Additivo cancerogeno nell’olio al peperoncino

Il CTCU reclama intensificate ispezioni contro il colorante rosso Sudan

Il colorante rosso Sudan viene comunemente usato per tingere oli minerali, cere o lucidi da scarpe. Ma questo prodotto sintetico rosso si presta benissimo anche per conferire colorazione a curry, sughi aromatici e miscele di spezie per manicaretti a base di carne, pasta e patate, nonché per polvere di paprica, paste alimentari, olio di palma, chili e derivati. Inoltre questo colorante è conveniente e pertanto largamente impiegato nonostante il divieto di suo utilizzo in ambito alimentare.

Già nel 2003 la Commissione Europea aveva varato restrizioni alle importazioni di questo additivo nell'U.E. nei confronti dell'India. Il colorante cancerogeno non può essere offerto per la trasformazione di prodotti alimentari. Nell’occasione di un viaggio di ispezione in loco, nel febbraio di quest’anno, i membri della Commissione hanno qualificato come insufficienti le misure di controllo messe in atto dalle autorità indiane. Ciononostante il commercio del "Sudan" continua ed anche i rivenditori europei a tutt’oggi non hanno mostrato segni di ravvedimento. Solo quest’anno, a livello europeo, sono stati riscontrate 125 infrazioni.

Ad essere interessato è anche il mercato alimentare italiano, dove emergono sempre nuovi prodotti contenenti il colorante rosso Sudan. A differenza del peperoncino nostrano, il quale viene raccolto una volta rosso e che mantiene il suo colore anche successivamente all’essiccamento, i peperoncini importati sono raccolti ancora verdi e quindi ritinti con rosso Sudan. Considerato che la merce importata costa circa un quinto di quella nostrana, la tentazione a ricorrere alla variante a basso prezzo è molto grande. Numerosi prodotti sul mercato italiano sono "contaminati" con rosso Sudan. Per la prima volta questi prodotti sono stati pubblicati con tanto di nome sulla rivista "Il Salvagente" di ottobre 2004.

In assenza di più rigidi controlli all’importazione e di più stringenti obblighi di etichettatura nonché maggiore supervisione del nostro mercato, non sarà possibile fermare quest’attività irresponsabile. Il Centro Tutela Consumatori Utenti invita anche le competenti autorità locali ad intervenire per accertare la diffusione a livello locale dell’uso di detto additivo. In concreto ciò significa sottoporre tutti i prodotti sospetti ad un’analisi e quindi toglierli immediatamente dal mercato, come è già avvenuto in altri paesi europei. Inoltre i prodotti contenenti il Sudan devono essere resi noti, affinché di consumatori si possano adeguatamente tutelare.

Comunicato stampa
Bz, 28.10.2004