Acrilamide negli alimenti: primi successi, ma rimane ancora molto da fare


Un anno dopo la denuncia dell'Autorità svedese per la Sicurezza Alimentare (NFA), che puntava il dito contro i livelli elevati di acrilamide negli alimenti, il "Bundesinstitut für Risikobewertung" (istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi) traccia un primo bilancio della situazione.
Nel complesso "si registrano alcuni parziali successi, ma ancora non si può parlare di cessato allarme".
Nel comunicato si legge: "Il Bundesinstitut für Risikobewertung rimane dell'avviso che la presenza di acrilamide negli alimenti rappresenti un serio pericolo per la salute delle persone. Secondo gli esperti, la sostanza può essere cancerogena anche per l'uomo e danneggiarne il patrimonio genetico".
A detta del Bundesinstitut für Risikobewertung, la "tossicità" della sostanza, la sua presenza in numerosi prodotti alimentari e l'elevata esposizione delle persone che ne consegue concorrono a determinare un rischio elevato per la salute dei consumatori. Il fatto che le persone assumano già da tempo quantità non trascurabili di acrilamide attraverso il cibo non riduce la portata del problema, ma "a maggior ragione rende necessaria una soluzione in tempi brevi".
Il Bundesinstitut für Risikobewertung rinnova pertanto l'invito a ridurre quanto prima e quanto possibile il contenuto di acrilamide negli alimenti.
Alcuni provvedimenti in questo senso sarebbero già attuabili, p. es. attraverso modifiche delle tecnologie di produzione. Dal Baden-Württemberg giunge notizia dei buoni risultati ottenuti nella riduzione di acrilamide nelle patate fritte destinate alla ristorazione. Le aziende alimentari del Land tedesco sono state dotate di una scala cromatica di riferimento per verificare il grado di cottura delle patate e, in questo modo, limitare la concentrazione di acrilamide. Anche singoli produttori hanno dichiarato di essere intervenuti efficacemente per ridurre la sostanza incriminata.
Il successo di simili precauzioni è tuttavia limitato, poiché il prblema non risiede solo nel tipo di cottura: le patate stesse sono infatti dei "fornitori" di acrilamide. Una scelta attenta del tipo di tuberi e delle modalità di conservazione possono senz'altro modificare la concentrazione di acrilamide nel prodotto finale, ma non eliminarla del tutto.
Un altro problema ancora irrisolto è il consumo domestico dei prodotti a rischio.
Le ricerche sono in pieno corso. Il Bundesinstitut für Risikobewertung riporta un'indagine rappresentativa condotta a Berlino su un campione di oltre 1.000 studenti dell'età media di 16 anni. I risultati indicano che "oltre il 20 % dell'acrilamide assunta quotidianamente attraverso il cibo è contenuta nelle patate fritte o arrostite (7 %) e nel pane tostato (15 %)".
Il Ministero tedesco per la Tutela dei Consumatori, insieme a "aid infodienst" di Bonn, ha pubblicato il volantino "Acrilamide, come proteggere voi stessi e la vostra famiglia" (solo in tedesco), contenente suggerimenti su come ridurre la concentrazione di acrilamide nel trattamento domestico dei cibi.
Il Bundesinstitut für Risikobewertung conclude esortando tanto i produttori quanto i singoli consumatori a compiere ogni sforzo per minimizzare i rischi sanitari connessi al consumo dei citati prodotti alimentari.